Una personale chiave di lettura di Marco Falorni

Naturalmente, dopo l’assemblea pubblica svoltasi al Monna Agnese, in cui era emersa la totale contrarietà di tutta la scuola a questi provvedimenti, e di cui questo WWW ha già dato notizia in data 14 giugno 2014 (cfr. http://www.impegnopersiena.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2161:il-monna-agnese-in-centro-e-una-ricchezza-da-difendere&catid=40:varie&Itemid=49 , in archivio varie, ndr), il PD & C. hanno pensato bene di fare un “maquillage” alla delibera stessa, con un emendamento che scollega l’automatismo del trasferimento del Monna Agnese in via Pisacane, lasciando le cose sul vago. Questo per tenere tranquilli, temporaneamente, gli “utenti” del Monna Agnese (studenti, genitori, docenti, dirigente scolastica). Ma è un cambiamento di forma, non di sostanza, e non tutti i consiglieri hanno abboccato.

I temi collegati a questa delibera, di natura urbanistica, finanziaria eccetera sono molteplici, e per dare un’idea più ampia ai lettori di IPS di che cosa è realmente in gioco, qui di seguito pubblichiamo tutti gli interventi pronunciati in aula, sull’argomento, dal consigliere Marco Falorni, capogruppo di Impegno per Siena. Così ognuno potrà formarsi la propria idea, conoscendo meglio i fatti. Pubblichiamo, nell’ordine: l’intervento di Falorni in sede di dibattito; la dichiarazione di voto sull’emendamento, respinto, presentato dalla minoranza; la dichiarazione di voto sull’emendamento, approvato, presentato dal PD & C.; la dichiarazione di voto sulla delibera emendata.

Intervento di Marco Falorni in sede di dibattito.

Leggiamo il testo dell’emendamento alla delibera firmato da me ed altri consiglieri. Chiedevamo che “il consiglio comunale di Siena sia orientato, per quanto di competenza, al mantenimento dell’Istituto Monna Agnese nell’attuale ubicazione"; e in origine avevamo anche scritto: "prevedendo lo studio di un intervento manutentivo che consenta un adeguamento normativo”. Ci è stato suggerito di togliere la seconda parte dell’emendamento. Ci volete spiegare perché non dovreste accettare l’emendamento proposto, nemmeno nella parte rimasta?

Il Comune di Siena è proprietario dell’immobile dove ha sede il Monna Agnese. Il Comune di Siena, ovviamente, è competente per quanto riguarda gli strumenti urbanistici relativi al proprio territorio. Quindi il Comune di Siena ha tutti i titoli per decidere su questo edificio.

Noi riteniamo che sia utile mantenere una scuola nel centro storico, perché è una ricchezza per un centro storico che è sempre più svuotato di funzioni. Le funzioni stanno andando via a grappoli, così come i negozi e le attività economiche, dal centro di Siena, perché c’è la crisi e perché c’è tutta una serie di eventi che, a cascata, stanno impoverendo il tessuto sociale e l’economia della città in generale e del centro cittadino in particolare.

La questura, la camera di commercio, la prefettura sono tutte istituzioni che costituiscono una ricchezza di questo capoluogo, e che sono all’attenzione del governo per una loro eventuale soppressione, che potrebbe riguardare i capoluoghi di provincia più piccoli come il nostro.

Almeno le scuole che già ci sono cerchiamo, per quanto di nostra competenza, di mantenerle nel centro storico. Noi, nell’emendamento originario dicevamo anche: previo adeguamento normativo.

In ogni caso, abbiamo recepito le istanze provenienti dall’assemblea pubblica svoltasi presso il Monna Agnese nei giorni scorsi, a cui erano presenti anche alcuni consiglieri di maggioranza, i quali sanno bene che tutti, dagli studenti ai genitori, dai docenti alla stessa dirigente scolastica dell’Istituto sono favorevoli al mantenimento dell’ubicazione della scuola nel centro storico e possibilmente nell’edificio dove è ubicata adesso - previo adeguamenti e miglioramento dell’accessibilità - e vogliono che la scuola non sia smembrata. Si dirà che il tecnologico con il linguistico non c’entra. Non lo so, può darsi sia vero, però so che questa scuola ha maturato una sua identità, alla quale coloro che la frequentano dimostrano di tenerci, perché gli interventi in assemblea furono tutti in questo senso. Tutti vogliono comunque mantenere l’unitarietà dell’Istituto.

In realtà, che cosa vuol fare il Comune? Io leggo la delibera originaria, perché si sono cambiate le carte in tavola, La delibera che ho conosciuto solo pochi giorni fa recitava così: l’Amministrazione Provinciale di Siena prevede la delocalizzazione dell’Istituto tecnico e tecnologico e liceo linguistico Monna Agnese, attualmente ospitato in un immobile storico di proprietà comunale posto in via del Poggio, non più adeguato ai fini scolastici, all’interno del complesso scolastico di via Pisacane, dove hanno già sede gli Istituti scolastici Tito Sarrocchi e Guglielmo Marconi”.

Poi, all’improvviso, subito dopo l’assemblea pubblica in cui si è capito come suona la musica, questa parte della delibera viene a sparire, perché la variante di cui si parla, relativa alla nuova realizzazione al Campo Scuola, deve essere scollegata dal trasferimento del Monna Agnese.

La nonna Gelsomina diceva: le novelle ai bambini. Noi non ci facciamo prendere in giro. La reale volontà delle amministrazioni, messa per scritto, è quella del primo testo della delibera. Dopo si sono rigirate le carte in tavola. Così non va bene, noi non ci facciamo prendere in giro. Io sospetto anche  - direte che non è vero, ma io mi ritengo libero di pensarlo - che sia il Comune che ha orientato fin dall’inizio gli atti della Provincia, e non soltanto in quest’ultima fase, e ciò per un semplice motivo. Il Comune ha sperperato tutti i tanti quattrini che aveva, ora ha bisogno di soldi, ed ha bisogno di vendere l’immobile del Monna Agnese. Questa è la verità. Il resto viene tutto per conseguenza.

Si prevede di mettere una parte del Monna Agnese, perché tutto non c’entra, in via Pisacane, e l’altra metà si vedrà. L’importante è fare cassa. E la Provincia, imbeccata dal Comune, prontamente ha fatto la pratica per avere un finanziamento dalla Fondazione, e poi, ora che questo finanziamento è stanziato, mi si viene a dire, come è stato detto in assemblea, ora i soldi vanno spesi. Ma chi l’ha detto? Non sono d’accordo neanche su questo. I soldi non vanno spesi per forza, solo perché è stata fatta la pratica, anzi, se si possono risparmiare, risparmiamoli. Perché se è vera l’intenzione di non mettere il Monna Agnese al Campo Scuola - e state tentando di far passare per vera questa versione - allora non importa fare nuovi edifici al Campo Scuola. Primo perché si parla di altri 300 metri quadri di consumo di suolo che non sono una festa per l’ambiente, e chi si è presentato in campagna elettorale parlando di consumo di suolo zero, ora dovrebbe tenere fede a queste parole, e puntare sulle ristrutturazioni e sul riuso, e non sulle nuove edificazioni.

Dunque, ci sono dei soldi stanziati dalla Fondazione? Li risparmi, la Fondazione. Non diciamo sempre che dobbiamo ripatrimonializzare la Fondazione, che dobbiamo aiutarla, e che per questo rinunciamo alle erogazioni? Bene, cominciamo subito, rinunciando, da parte della Provincia, a questa possibilità di finanziamento.

Questa è la mia idea. Non spendere soldi inutilmente, non consumare ambiente e suolo inutilmente e fare il possibile per non depauperare ulteriormente il centro storico. Capisco che l’intenzione dell’amministrazione è invece un’altra, che non si può confessare, ed è quella di fare cassa a tutti i costi. Questo non va bene.

E’ vera una cosa, che ha detto il sindaco in sede di commissione, e cioè che bisogna, nel prendere decisioni relative a una singola realtà scolastica senese, tenere presente tutto il complesso delle scuole presenti nel territorio. Questo è verissimo. Ma proprio perché, se è vero, come è vero, che alcune scuole senesi, e si tratta di alcune grandi scuole, si stanno svuotando e stanno perdendo studenti a vista d’occhio, per fenomeni storici collegati alla crisi economica in corso, allora riutilizziamo quegli immobili che sono già finalizzati ad uso scolastico. E non pensiamo né a nuove edificazioni, né a costose trasformazioni. Riutilizziamo laddove ci sono degli spazi che si liberano. Facciamo un piano. Qui non c’è nessun piano della scuola, c’è semplicemente la volontà di costruire altri 300 metri quadri coperti nel mezzo del verde del Campo Scuola. Fosse solo per questo, sarei già contrario, indipendentemente da tutte le altre considerazioni. Se poi ci aggiungiamo anche le manfrine, perché tali sono, sui cambi in corsa di delibere, vi dico che non mi faccio prendere in giro, sono libero di pensare quello che ho detto, voi mi direte che non è vero, e io lo penso lo stesso.

Intervento di Marco Falorni in sede di dichiarazione di voto sull’emendamento presentato dalla commissione assetto del territorio.

L’emendamento è stato approvato, con 20 voti favorevoli2 voti contrari (Falorni e Bianchini) ed 1 astenuto (Tucci).

Se ho ben capito, ci viene chiesto di votare un emendamento in cui si dice che la Provincia, prima chiedeva una variante urbanistica finalizzata alla realizzazione di un immobile in cui si doveva trasferire il Monna Agnese, come era scritto nella delibera originaria, poi, improvvisamente, il giorno prima della delibera in consiglio comunale, si apprende che la Provincia ha cambiato idea. La delibera di variante è per un edificio che non è più finalizzato ad ospitare il Monna Agnese, ma ad ospitare non si sa cosa. Francamente, chi si fa convincere da tali argomentazioni, è un problema suo, ma non è il caso mio. Mi verrebbe anche la curiosità di leggere che cosa c’è scritto nell’attribuzione di contributo alla Provincia da parte della Fondazione MPS. Mi immagino che si sia trattato di un contributo finalizzato a qualcosa che era stato richiesto. Mi immagino che la Provincia abbia spiegato che c’era la necessità di trasferire il Monna Agnese, e abbia per questo richiesto un contributo. La Fondazione, credo, avrà finalizzato il contributo stesso alla richiesta fatta. E’ poi normale cambiare idea tra noi enti competenti, e deliberare la variante per un fine diverso? Secondo me non è normale.

Io, in ogni caso, sono contrario alla variante in quanto tale, cioè sono contrario a realizzare nel verde del Campo Scuola una nuova superficie utile lorda di 300 metri quadri, anche perché non credo che ce ne sia bisogno.

Ad ogni modo, se è vero, come volete farci credere, che al Campo scuola, nel nuovo edificio, non sapete cosa farci, però l’importante è farlo… Allora aggiungo che è immorale, immorale spendere dei soldi senza sapere perché. Si decide di fare intanto un palazzotto, e poi qualcosa ci si farà. Per la mia sensibilità, che non è detto sia giusta ma è sicuramente diversa dalla vostra, questo è immorale. Proprio stamattina, in una interrogazione, parlavo degli sperperi fatti nel passato da questo Comune. Ora che facciamo? Siena cambia, o è peggio di prima? Qui si continua a spendere soldi della comunità, della Fondazione, della Provincia, del Comune, dichiarando - ed anzi, proprio questo è il motivo con cui si cerca di convincere l’aula - che non si sa che cosa farci, però, siccome ci sono i soldi, l’importante è spenderli. Io non sono d’accordo. Non so quanti voti troverò accanto al mio, ma certo personalmente voterò contro all’emendamento della maggioranza con cui si cambia il testo della delibera.

Dichiarazione di voto di Falorni sull’emendamento presentato dalla minoranza.

L’emendamento è stato respinto, con 9 voti favorevoli e 16 voti contrari.

Nel dichiarare il voto favorevole all’emendamento firmato da alcuni consiglieri di minoranza, ed anche da chi vi parla, ringrazio il sindaco per avere affermato che non ci sono pericoli nel mantenere il Monna Agnese nella attuale ubicazione. C’è semmai un problema di disagi, e questo lo posso facilmente capire, ma non ci sono pericoli. Per quanto riguarda le dichiarazioni fatte dalla collega Rita Petti, io non riesco a capire come si faccia a votare contro ad un emendamento in cui il consiglio comunale non si arroga nessun potere che non ha, ma semplicemente si dichiara orientato, e per quanto di competenza, al mantenimento dell’Istituto Monna Agnese nell’attuale ubicazioneSe davvero siete d’accordo con questo concetto, perché votate contro? Non lo capisco. Si tratta semplicemente di un indirizzo politico, tipico della funzione del consiglio comunale, poi da tradurre o meno in forma tecnica, e come lo vedremo, al momento della revisione del regolamento urbanistico o quando sarà necessario.

Io voterò a favore, e non capisco il voto contrario della collega Petti. Perché se lei, come ci ha spiegato, è stata così  sensibile da non fare certe affermazioni in sede di assemblea pubblica, perché si riteneva - a torto o a ragione non lo so, ma le va riconosciuta una certa sensibilità - in conflitto di interessi per vari motivi, perché poi non sente nessun problema di potenziale conflitto di interesse quando si tratta di dare un voto in consiglio comunale? Fra l’altro lei ha detto che è d’accordo di tenere il Monna Agnese dov’è, però vota contro. Francamente non riesco a capire.

Aggiungo che il Monna Agnese è ora di toglierlo dal piano delle alienazioni immobiliari. Capisco che ci sia stato messo per necessità di fare cassa, perché il Comune è stato così bene amministrato da ridursi in brache di tela, e quindi bisogna vendere patrimonio per far quadrare i conti. Ma cerchiamo di mettere nel piano delle alienazioni degli immobili più facilmente commerciabili. Sono tanti anni che lo dico, ma lo ridico. E dico anche che quando si mette in nota un immobile per essere venduto, il che non è mai una festa, bisogna tenere presente, oltre il valore ed il grado di commerciabilità, anche i possibili effetti collaterali, che nel caso del Monna Agnese sono piuttosto pesanti.

Dichiarazione di voto di Falorni sulla delibera finale emendata.

La delibera è stata approvata, con 17 voti favorevoli e 7 voti contrari.

Nel dichiarare il voto contrario alla delibera emendata, devo ringraziare il sindaco per la sincerità delle sue dichiarazioni relative a questo argomento. Il sindaco ha detto chiaramente che non gli interessa l’unanimità su tutte le delibere, gli interessa solo quella sulla captale della cultura, sul resto no. E questo personalmente non mi turba, perché sono abituato a votare contro, anche da solo, e mi sembra anzi di ringiovanire. Infatti dal 2001 al 2006, come potete controllare, la maggioranza delle delibere veniva approvata con un solo voto contrario, indovinate quale. E non mi sono neanche trovato male, perché ora non mi si può imputare di aver contribuito con il voto a decisioni che hanno impoverito il Comune e i cittadini. Questo vi sfido a smentirlo. E vi dico anche che voterò contro e metterò sempre in atto tutti i metodi legittimi per ostacolare - fosse anche con il contributo alla mancanza del numero legale, perché anche questo è lecito - e per contrastare le delibere con le quali sia previsto di spendere male i soldi del Comune e quindi dei cittadini. Specialmente quando si tratta di tanti soldi, e non di spiccioli. 

 

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