Fo .... la traduzione dell'Eneide!

fotoFo1Un lavoro durato quattro anni con la consapevolezza che il traduttore ha una  grande responsabilità nel dare la propria voce a uno dei testi più importanti della letteratura, rendendolo accessibile a chi, non conoscendo il latino, non potrebbe godere della sua ricchezza.

Così il professor Alessandro Fo ha raccontato agli studenti del Liceo Linguistico come è nato questo importante lavoro di traduzione dell’Eneide pubblicato da Einaudi nel 2013 con le note di Filomena Giannotti,  qualche anno fa docente del Monna Agnese.

Prima di iniziare l’impresa è stato subito necessario fare delle scelte: una traduzione in prosa o in poesia? C’è spazio e in che modo per una nuova traduzione dell’Eneide?

Certo, ha sottolineato Fo, non sono mancate difficoltà e l’impegno di studiare a fondo ogni singola parola dell’immensa opera virgiliana, ma alla fine ne è valsa la pena; c’è stata tanta soddisfazione e l’opportunità di intrattenere un intimo dialogo con uno dei più grandi poeti dell’Occidente.

Il Fo ha scelto la strada della fedeltà al testo. Ha osato rischiare una traduzione metrica che riproducesse il più possibile la sonorità dell’esametro virgiliano; e proprio in questo certamente consiste una delle più grandi novità di questo lavoro. Un altro merito, poi, sta nel aver mantenuto le ripetizioni, lo stile formulare che Virgilio ha ripreso dal modello omerico, ma che le traduzioni italiane fino ad ora sembrano aver trascurato. Ad esempio, spiega il professore, l’espressione virgiliana haec ubi dicta dedit, che ritorna nel testo virgiliano  otto volte sempre invariata, non viene mantenuta in nessuna delle precedenti traduzioni italiane; in tale modo, tuttavia, chi legge la traduzione non coglie più il rimando virgiliano alla formularità; la traduzione scelta dal Fo, invece, mantiene invariate le ripetizioni e, inoltre, cerca di riprodurre in italiano il gioco sonoro del latino “Dopo che dette quei detti”.

Molti gli alunni che hanno preso la parola per porre domande al prof. Fo, animando il dibattito.

Un’alunna della classe prima, dopo aver letto in classe il proemio dell’Eneide, chiede: “Come ha deciso di tradurre in italiano il termine pietas, ricco di significati e valori nella cultura romana?”

“Molti problemi sono emersi anche per quanto riguarda la traduzione di singole parole” ha risposto il professore “e non sempre sono riuscito a trovare la soluzione ideale, si tratta in definitiva di trovare il miglior compromesso possibile. In questo caso ho preferito sostituire il sostantivo con il corrispondente aggettivo pius”; e ad un alunno di quinta che chiede: “allora perché non  lasciare direttamente la parola latina?” il Fo risponde“ sarebbe una sconfitta per il traduttore”.

Insomma un lavoro  guidato dallo spirito di servizio, nel rispetto del testo originale e del lettore, nella convinzione che “ogni epoca, quasi ogni generazione ha i suoi nuovi e peculiari interrogativi da porre a Virgilio…. Forse perché l’epos”, conclude il Fo, “si rende più facilmente disponibile alla lettura di snodi universali del nostro essere”

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